Quel gran chiacchierone del pesco giapponese…
(dedicato a chi oggi ha condiviso cn me questa meravigliosa esperienza. Grazie)
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Sulla sponda del fiume mi son seduta a rimuginare gettando ogni tanto qualche sassolino nell’acqua.
Mentre osservavo il fiume che scorreva, una voce attutita mi apostrofa così “ehi tu alzati!”
Ero sicura di essere da sola, chi stava parlando ?
Una rapida occhiata in giro ed in effeti non c’era nessuno tanto vicino da poterne udire la voce.
“Sicuramente l’avrò immaginato” pensai, e continuai a navigare nei miei pensieri.
D’improvviso ancora la voce, stavolta più forte, mi disse “hai ancora molto su cui rimuginare o puoi alzare il tuo nobile deretano dalla mia faccia?” al chè mi alzai di scatto!
Cavoli ero sicurissima d’essermi seduta su una piera non su qualcosa di vivo!!
Ma guardando sotto a dov’era appoggiato il mio “nobile deretano”…non c’era niente se non le pietre che avevo visto anche prima e sulle quali mi ero seduta.
Allora con il coraggio a due mani chiesi “Chi è che parla?”
“Chi vuoi che sia? Sono la pietra su cui ti sei seduta!”, disse la voce.
“Ma non scherziamo!! Le pietre non parlano! E’ impossibile!!”, risposi io…
e la voce: “Non è strano che io possa parlare, lo strano è che tu mi riesca a capire….da secoli non mi capitava…Ti prego vuoi sentire la mia storia?”
Era ufficiale, o ero completamente impazzita oppure stava accadendo davvero.
E seguendo il mio mood degli ultimi tempi, decisi di percorrere la strada più improbabile e assecondare la “voce”…o la pietra se si preferisce…e quindi le risposi “Si raccontami la tua storia”.
“ma tu mi giudicherai?”
“non lo farò, te lo prometto”
E la pietra cominciò…
“Nasco migliaia di anni addietro, figlia di un monte ormai scomparso, sono rotolata a valle centinaia di anni fa, ho trovato dimora lungo l’argine di un fiume. Mi hanno presa e portata a formare con altre pietre un muretto lungo il confine di una proprietà immensa, eravamo tantissime.
Poi un giorno una bambina capricciosa mi ha preso e lanciato lontano e sono caduta ai piedi di una bellissima quercia che era cresciuta tutta storta.
Affondava le radici nella montagna e cresceva in orizzontale verso una costruzione lì vicina, le piaceva udire le voci degli umani e le loro storie. Poteva crescere quanto voleva tanto le radici erano così profonde che non sarebbe mai caduta.
Era una bellissima pianta, saggia e simpatica, era diventata la mia migliore amica, quante risate ci siamo fatte insieme.
Un giorno venne di nuovo la bambina capricciosa e mi portò di nuovo lontano, al fiume, lontano dalla mia amica, dalle nostre risate.
Quanti ricordi, avevamo raccontato tante storie insieme, mi mancava così tanto…volevo tornare da lei!
Lo sapevo che era difficile, così, visto che non potevo tornarci, cominciai a chiedere notizie ovunque.
Chiesi al fiume lì vicino, ma mi disse che non sapeva nulla ma si sarebbe informato.
Attesi a lungo e un giorno il fiume mi parlò. Mi disse di aver parlato con una rondine la quale si era posata sulla mia amica ma non aveva ricevuto risposta. Allora posandosi su di un grande pesco giapponese proprio accanto alla quercia, aveva chiesto informazioni.
Il pesco giapponese disse alla rondine che la quercia ormai non parlava più se non con lui.
Questo perchè un giorno, le persone che abitavano la costruzione, temendo che la mia amica potesse cadergli sulla testa, la tagliarono fino a metà togliendole tutta la storia, tutta la voce, tutta la bellezza.
Ma la mia amica era tenace e ricrebbe più forte e più grande di prima ma non parlò mai più se non con il pesco giapponese al quale disse di avere avuto un’amica, una pietra, che le era stata portata via. Il fiume disse che la rondine sentì il pesco dire alla mia amica quercia che io l’abbandonai volutamente perchè ero stanca ed annoiata e volevo tornare al fiume insieme ai miei simili!! Grande bugiardo!”
“Perchè mi racconti questa storia?” le chiesi.
E la pietra “Perchè sono triste, se ci fossi stata io lì in quei momenti la mia amica ora parlerebbe solo con me, invece che con il pesco giapponese! E io le avrei fatto tornare la voglia di parlare, di chiacchierare, di raccontare storie. Perchè io la conosco. Quel pesco no! Da quanto è lì?? Dieci, quindici anni?? Sai cosa sono per me?? Due minuti!!
E sono gelosa…perchè adesso quel pesco sa tutte le storie che io non posso più sapere.
E sono arrabbiata ..perchè se quel pesco le avesse detto la verità la mia amica mi avrebbe aspettato…
Io sono una pietra, ma non ho il cuore di petra”
Dopodichè scese il silenzio e la pietra non parlò più, ma lì sopra io posso giurare d’aver visto comporsi una piccola macchia umidiccia che prima non c’era…
Mi aveva toccato quella storia ed ero lì, che rimuginavo sull’accaduto, e, impazzita o no, mi dispiaceva per quella povera pietra, davvero…
Poi ..un’illuminazione ! Io lo sapevo dove era quel posto! Conoscevo quella quercia e anche la costruzione!!
Allora di scatto mi alzai, presi la pietra, la infilai nella borsa e mi misi a correre, ogni metro la mia gioia cresceva di pari passo all’arrabbiatura per l’egoismo del pesco giapponese.
Credevo abili solo gli umani in questi giochi, quanto era stato meschino!! A lui dovevano tagliare i rami !!
Dopo un tempo che mi sembrò infinito, arrivai nel luogo che ormai mi era già famigliare.
Ecco la quercia, si vedeva il taglio nel tronco, poverina, ma è ricresciuta più forte si vede….e spostando lo sguardo…eccolo lì… lo stronzo…in tutta la sua bellezza e fioritura…altezzoso, vanitoso, borioso, saccente….ahh se avessi potuto staccargli i rametti a uno a uno…
Ma non ero lì per quello, la mia nuova amica aveva bisogno di me, così feci due bei respiri, mi avvicinai alla quercia, tolsi la pietra dalla tasca e la posai delicatamente sotto la sua ombra.
Feci qualche passo indietro, mi sentivo di troppo, sentivo di aver avuto la mia parte nella vicenda, ma ora ero davvero di troppo.
Indietreggiai ancora e ancora e non mi accorsi di essere arrivata nell’ombra del pesco giapponese che, nell’indietreggiare, urtai malamente con il mio “nobile deretano”.
In un nanosecondo percepii che il pesco stava per dirmi qualcosa, al chè mi voltai di scatto e con tutta la voce che avevo in corpo gli gridai “PETTEGOLO E CHIACCHIERONE!!!”
Dopo un silenzio di tomba dove rieccheggiava la mia invettiva, il pesco scoppiò in una sonora risata.
Stupita e spiazzata, gli chiesi “Cos’è che ti fa tanto ridere?”
E lui con voce verde “La pietra non sarebbe mai potuta arrivare fin qua da sola aveva bisogno di te, eri tu la bambina che l’ha portata via, toccava a te riparare al torto. Se io non avessi fatto il pettegolo, come dici tu, sarebbero forse passati altri mille anni prima che tornasse dalla sua amica, io ho solo accellerato i tempi utlizzando la comunicazione in un modo più moderno ed efficace! Adesso tutto è in armonia“.
Affranta e imbarazzata per i pensieri sul pesco, che fino a poco prima mi avevano affollato la mente, senza i quali, comunque, non avrei corso come una pazza per portare la pietra dalla quercia, mi incamminai per tornare da dove ero venuta e, passo dopo passo, un sorriso mi nacque spontaneo sulla faccia e quando si fu trasformato in un’ampia quasi-risata, mi voltai e dissi al pesco “Non mi stupisce tanta astuzia e modernità, voi giapponesi siete sempre un passo avanti!!”.
Potrei giurare che il pesco mi fece l’occhiolino!!
…the end.
Miky
7 Responses to “Quel gran chiacchierone del pesco giapponese…”
quanta poesia che c’è in questo racconto! WOW cugi…potresti scrivere un libro sai da quanto scrivi bene ed in modo profondo.
E’ sempre un piacere 🙂
Grazie Ale 🙂 …sempre puntuale a leggermi 🙂 …grazie…
Secondo me è stata la torta del tuo amico pasticcere: la marmellata di arance che c’era sopra aveva un sapore strano 🙂
…l’hai mangiata tutta tu…io neanche una fetta..per me era l’aria viziata dello spogliatoio 😀
Miky semplicemente stupenda e ,come è nella mia modalità, nel leggere era come se vedessi un film!!!! GRAZIE 🙂
Miky mi stupisci ogni giorno ed ad ogni lettura dei tuoi post… sei fantastica ed hai un modi di scrivere stupendo. Ti mando un abbraccio. Ringrazio l’universo che ci ha fatti incotrare. Grazie
sono commossa Matteo…grazie!!